La ferrovia Cosenza – San Giovanni in Fiore nasce nei primi anni del Novecento nell’ambito di un progetto ben più ampio di collegamento trasversale Tirreno – Jonio attraverso il capoluogo bruzio e la Sila. Mentre il tronco che dalla costa tirrenica avrebbe raggiunto Cosenza fu realizzato dalle Ferrovie dello Stato, la restante tratta da Cosenza a Crotone entrò a far parte del mastodontico progetto delle Ferrovie Calabro Lucane, una fitta rete di oltre 1200 km di linee ferrate secondarie che avrebbero permesso alle aree interne di Calabria, Basilicata, Puglia e Campania meridionale, di collegarsi con le più importanti città, oltre che di connettersi alla rete ferroviaria nazionale e, di conseguenza, permettere anche alla gente ed all’economia delle zone più remote di raggiungere con relativa rapidità il resto del Paese e del mondo, motivo per cui resta subito evidente l’importanza sociale rivestita da queste piccole-grandi linee ferroviarie. Realizzata, al pari del resto della rete FCL, a scartamento ridotto 950mm, la ferrovia Cosenza – San Giovanni in Fiore si distacca dalla linea per Catanzaro nella stazione di Pedace, 7 chilometri a sud di Cosenza, mostrando fin dai primi chilometri il suo carattere: una repentina successione di curve e controcurve in costante ascesa, superando profonde e strette vallate con maestosi ponti, alternando tratti attorniati dal verde della flora presilana a terrazze naturali dalle quali scorgere panorami mozzafiato.

La ferrovia si sviluppa nel cuore di centri ricchi di storia e cultura come Pedace, Casole Bruzio, Spezzano, Celico, Rovito, San Pietro in Guarano, superati i quali si immerge nella Sila più selvaggia, lontano da ogni centro abitato, con un tracciato che accarezza i limiti dell’ingegneria ferroviaria: per circa 12 km la ferrovia sale con una pendenza attorno al 6%, ai limiti dell’aderenza, passando per le stazioni di Redipiano e Santo Janni dotate di speciali binari insabbiati costruiti per fermare un eventuale treno in fuga lungo il tratto acclive. Da Fondente parte la lunga galleria che attraversa Montescuro, all’uscita della quale, nel giro di un paio di chilometri, si giunge tranquillamente a Moccone e quindi a Camigliatello, a 1200 metri sul livello del mare, in una delle località montane più famose della Calabria e del Sud Italia, centro di riferimento per gli sport invernali sull’altopiano silano. Superato il Viadotto Camigliati in uscita dalla stazione di Camigliatello, la linea ricomincia a prendere quota, assicurando una larga visuale sull’Altopiano e sul lago di Cecita, toccando la località di Croce di Magara, a pochi chilometri dai Giganti della Sila. Zigzagando tra coltivazioni delle famose patate silane e qualche bosco selvatico, la ferrovia arriva a Righio, località dalla quale ha inizio l’ultimo breve tratto in salita al cui culmine si trova la stazione di San Nicola Silvana Mansio, tetto ferroviario d’Italia, la più alta stazione italiana in esercizio con i suoi 1406 metri sul livello del mare. San Giovanni in Fiore, cuore della Sila, città del famoso abate Gioacchino, arriva dopo una lunga discesa lungo la quale fuori dal finestrino continuano a scorrere boschi ed ampie vallate, lambendo piccole località montane come Torre Garga, Vuturino, Vallepiccola, in un percorso attorniato da strutture ricettive di elevato spessore ed eccellenze gastronomiche di rilevanza nazionale.